venerdì 18 dicembre 2015

il bluff di Renzi sulle trivellazioni: non si smentisce mai! buffonpremier!

Petrolio, i No Triv in agitazione: il governo non blocca le trivelle, ci prende in giro

Pubblicato: Aggiornato: 
TRIVELLE
Stampa
L'entusiasmo è evaporato nel giro di qualche giorno lasciando spazio a una guerra di emendamenti e subemendamenti alla legge di stabilità. I No triv, comitato promotore del referendum anti-trivelle sul quale la corte costituzionale si esprimerà a gennaio, non si fidano dell'annuncio del governo di rivedere la normativa che accompagna permessi di ricerca ed estrazione sulla terraferma e in mare, anche entro le 12 miglia dalla costa. "Una presa in giro che ha il solo scopo di evitare il referendum", concludono al comitato mentre cercano di salvare il salvabile tramite gli agganci in Parlamento: da Alternativa Libera, a Sel, M5s e probabilmente con un appello che nelle prossime ore verrà rivolto a tutte le forze parlamentari.
Il punto è questo: con le modifiche pensate dal governo alla legge di stabilità i permessi autorizzativi in corso non vengono bloccati in via definitiva, ma solo 'addormentati'. Insomma, cadono in sonno. E per risvegliarli basta solo una legge della governo. A quel punto tornerebbero in essere, con tutto il loro vigore e soprattutto senza ripassare dal via: senza iniziare da capo tutto l'iter.
È questa la scelta che lascia sconcertato il comitato promotore o almeno una buona parte dei suoi componenti, tra cui il costituzionalista Enzo Salvatore, che ha redatto i sei quesiti ora al vaglio della Consulta, Alternativa libera, che sarebbe l'unione tra la civatiana Possibile ed ex grillini, Sel e Sinistra italiana, e diverse associazioni ambientaliste. Mentre Legambiente, Greeenpeace e Wwf, che pure sostengono la richiesta di referendum, sono meno critiche col governo. Quanto alle Regioni (ben dieci appoggiano l'iniziativa referendaria) frenano l'entusiasmo iniziale ma non si esprimono su quella che i No triv denunciano come "vera e propria beffa".
Posizioni variegate anche all'interno dello stesso comitato. Il che tuttavia peserà perché le varie realtà verranno audite dalla Corte Costituzionale che il 13 gennaio dovrà valutare se la richiesta referendaria è ancora valida alla luce delle modifiche apportate allo Sblocca Italia (la norma della discordia) attraverso per la manovra finanziaria.
Alla Camera intanto, dove l'esame sulla legge di stabilità è agli ultimi fuochi (il passaggio al Senato la prossima settimana sarà blindato), Alternativa libera ha presentato un subemendamento sostenuto anche da Sel, secondo cui per 'risvegliare' le concessioni sospese è necessario riprendere l'iter da capo. La proposta insomma va anche a chiarire il senso del blocco dei procedimenti in corso per il rilascio dei titoli minerari entro le 12 miglia. Ossia se il blocco debba essere inteso come 'sospensione' temporanea dei procedimenti o come definitiva chiusura. "Non si tratta di un dettaglio, visto che analoga formulazione della disposizione la si è avuta già nel 2010 con il decreto Prestigiacomo e il risultato fu appunto che, nel silenzio della legge, il Ministero sospese, ma non chiuse i procedimenti, ad esempio "Ombrina mare". Essi, infatti, furono riavviati nel 2012", dice all'Huffington Post il costituzionalista Di Salvatore.
È una richiesta di modifica che potrebbe essere appoggiata anche dal M5s e incrocia anche qualche appoggio tra i siciliani di Forza Italia. Anche perché uno dei progetti di estrazione che sicuramente andranno avanti - in quanto hanno già ricevuto tutti i permessi necessari - è 'Argo 2' al largo di Gela, giacimento situato entro le 12 miglia dalla costa, gestito per il 60 per cento da Eni e per il 40 per cento da Edison. Quanto a 'Ombrina mare', il progetto di estrazione al largo di Vasto in Abruzzo, sempre entro le 12 miglia e vicino ad una riserva marina, manca l'ultimo ok: se arriva prima dell'approvazione della legge di stabilità, è fatta anche per questa estrazione, oggetto di numerose proteste nei mesi scorsi.
E poi c'è la proposta del governo di avocare alla presidenza del Consiglio tutte le scelte da fare nel caso in cui le conferenze di servizio, chiamate a decidere sui singoli permessi, finiscano in stallo per il parere negativo delle Regioni. Finora la scelta finale è nelle mani del premier: col passaggio alla presidenza del consiglio cambierebbe poco.
Sempre Alternativa Libera e Sel hanno presentato anche un altro subemendamento che punta a reintrodurre il 'piano delle aree', previsto dallo Sblocca Italia e ora cancellato. È invece una "garanzia per razionalizzare le attività petrolifere in Italia - aggiunge Di Salvatore - Il subemendamento presentato si propone non solo di reintrodurre il piano, ma anche di meglio disciplinarlo, prevedendo che alla sua elaborazione attenda la Conferenza Stato-Regioni su proposta del Ministro dello sviluppo economico, sentito il Ministro dell'ambiente".
Su queste proposte di modifica i No triv lanciano un appello, anzi un vero grido di allarme a tutte le forze politiche: ultimo treno per salvare pezzi di ambiente.

lunedì 14 dicembre 2015

Renzi fa marcia indietro per evitare i referendum Notriv!!

 /  / 

Legge di Stabilità, governo fa marcia indietro su trivellazioni off shore. No Triv: “Punta a evitare i referendum”

Legge di Stabilità, governo fa marcia indietro su trivellazioni off shore. No Triv: “Punta a evitare i referendum”
Economia
Presentati emendamenti che prevedono lo stop alla ricerca di idrocarburi entro 12 miglia dalla costa e garantiscono la partecipazioni degli enti locali alle decisioni. E' destinato a saltare il progetto Ombrina mare al largo dell'Abruzzo: soddisfatto il governatore Luciano D’Alfonso. E per il presidente della Puglia Michele Emiliano è "una grande vittoria popolare"
Niente trivelle entro le 12 miglia dalla costa in Adriatico. A breve il progetto Ombrina Mare previsto al largo delle coste abruzzesidovrebbe essere una storia chiusa. E così anche altri. Il governo Renzi ha presentato alcuni emendamenti alla legge di Stabilitàche segnano un sostanziale dietrofront rispetto all’articolo 38 delloSblocca Italia. Se il Parlamento darà l’ok, verrà riscritto un comma del testo unico dell’Ambiente che prevedeva una serie di limitazioni nei processi decisionali per i territori. Limitazioni da cui erano scaturite proteste e mobilitazioni sfociate nell’approvazione dei sei quesiti referendari anti-trivelle promossi da dieci Consigli regionali. La mossa del governo, commentata con soddisfazione dal mondo politico, viene considerata dalCoordinamento nazionale No Triv proprio un tentativo di scongiurare i referendum che propongono l’abrogazione di alcune parti dell’articolo 38 e dell’articolo 35 del decreto Sviluppo. “Gli emendamenti – sottolineano i No Triv – ricalcano le richieste del Coordinamento e del comitato ‘Verso il Referendum’, recependo buona parte dei quesiti relativi alle procedure di autorizzazione per le estrazioni petrolifere sia in mare, sia su terraferma”.
Il dietrofront del governo e i dubbi sul piano delle aree – Con le modifiche all’articolo 38 dello Sbocca Italia tutte le decisioni erano nelle mani del governo che, attraverso la legge di Stabilità, avrebbe azzerato gli effetti dei ricorsi presentati finora. Gli emendamenti arrivati lunedì cambiano il quadro: oltre al blocco dei progetti che prevedono trivellazioni entro le 12 miglia viene cancellata la dichiarazione di “strategicitàindifferibilità ed urgenza delle attività petrolifere” (con cui le Regioni venivano estromesse dai processi decisionali) e del “vincolo preordinato all’esproprio della proprietà privata” già a partire dalla ricerca degli idrocarburi. Attraverso l’eliminazione delle proroghe, verranno limitate le attività di ricerca e di estrazione, mentre saràgarantita la partecipazione degli enti territoriali ai procedimenti per il rilascio dei titoli minerari.
Molto discussa, però, l’eliminazione – prevista da uno degli emendamenti – del ‘piano delle aree’ per programmare le nuove attività, previo esame degli impatti dei progetti attraverso una Valutazione Ambientale Strategica. È pur vero che il ministero avrebbe potuto approvare il piano senza alcun accordo con Regioni e altri enti locali, ma in caso passi la proposta di modifica del governo si potrà richiedere il rilascio dei titoli concessori unici anche senza piano. Per quanto riguarda le autorizzazioni deglielettrodotti, in caso non si raggiunga un accordo la decisione spetterà al Consiglio dei ministri, previa intesa con la Regione o l’ente locale interessato.
I progetti verso il blocco definitivo - Le proposte di modifica presentate ieri sera fermano in primis il progetto ‘Ombrina Mare’ del gruppo britannico Rockhopper al centro di numerose proteste in Abruzzo e in Molise e autorizzato proprio attraverso il decreto Sblocca Italia. Sul progetto il ministero dello Sviluppo economico era andato avanti nonostante l’approvazione di una legge di tutela ambientale sul Parco marino della costa dei trabocchi, in attesa di ratifica da Roma, proprio di fronte a dove sarebbero dovute partire le trivellazioni. Il via libera all’emendamento che recepisce il quesito referendario sul decreto sviluppo (quello che riguarda le aree protette) comporterà il blocco anche di altri progetti. Fra questi quello della piattaforma petrolifera ‘Vega B’ nel canale di Sicilia e, in parte, quelli nell’Adriatico portati avanti dallaSpectrum Geo. Il progetto di prospezione della società inglese, che per ora prevede solo la ricerca di idrocarburi, va dall’Emilia Romagna fino alla Puglia, attraversando ben 5 regioni. E proprio la Puglia è stata interessata ultimamente da quattro decreti di compatibilità ambientale.
Soddisfatto Emiliano: “Vittoria popolare” - Piero Lacorazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata (capofila nella promozione del referendum) ha chiesto un incontro urgente con i colleghi delle altre Regioni: “Alla luce dell’emendamento presentato dal governo che accogliamo molto positivamente le Assemblee legislative che hanno proposto i quesiti referendari non possono che essere pronte al confronto”. Soddisfazione è stata espressa anche dal governatore dell’AbruzzoLuciano D’Alfonso: “Raccogliamo i frutti di un’intesa tra territori locali, anche grazie all’attenzione riservataci dal governo”. In Puglia, il presidente della Regione Michele Emiliano sottolinea l’importanza della “retromarcia” e commenta: “Si profila una grande vittoria popolare”. Mentre il parlamentare salentinoRocco Palese, vicepresidente della commissione Bilancio della Camera, ha dichiarato: “Pur essendo all’opposizione voterò a favore di questo emendamento”. Di diverso tenore le considerazioni dei No Triv.
Il coordinamento No Triv: “Ora discussione su futuro energetico del Paese” - Le modifiche normative inserite nei sei quesiti referendari sono quindi riproposte in blocco nella legge di Stabilità 2016, “fatta eccezione – sottolineano i No Triv – per la limitazione della durata delle concessioni in mare, sulla quale già il Coordinamento ed Enzo Di Salvatore, costituzionalista e padre dei quesiti referendari hanno presentato un sub-emendamento correttivo”. E proprio sul progetto petrolifero ‘Ombrina mare’ Di Salvatore lancia un avvertimento: “Se verrà bloccato sarà grazie alle modifiche proposte con il referendum che il governo vuole scongiurare”. Il futuro del progetto dipende da quando verrà adottata la concessione rispetto all’entrata in vigore della legge di Stabilità, che è fissata per l’1 gennaio 2016. Ma la strada sembra ormai segnata. “Si approvino pure gli emendamenti – chiosa il Coordinamento Nazionale No Triv – ma si apra da subito la discussione politica sul futuro energetico del nostro Paese”. Per il Coordinamento il referendum è l’unica via percorribile. Nelle scorse settimane, sui quesiti c’è già stato il giudizio di legittimità della Corte di Cassazione. Ora la parola passa alla Corte Costituzionale che si pronuncerà il prossimo 13 gennaio.

domenica 29 novembre 2015

WOW!!! LA CASSAZIONE DICE SEI VOLTE "SÌ" - REFERENDUM NO TRIV SEMPRE PIU' VICINO

COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV
COMUNICATO STAMPA

LA CASSAZIONE DICE SEI VOLTE "" - REFERENDUM NO TRIV SEMPRE PIU' VICINO

I sei quesiti referendari contro le trivelle in mare e su terraferma hanno superato indenni l'esame di regolarità della Corte di Cassazione.

Con due ordinanze adottate il 26 novembre 2015 la Corte di Cassazione ha accolto i sei quesiti referendari così come deliberati dalle Assemblee Regionali di Basilicata, Abruzzo, Marche, Campania, Puglia, Sardegna, Veneto, Liguria, Calabria e Molise.

Le ordinanze verranno comunicate al Presidente della Repubblica, al Presidente della Corte Costituzionale ed ai Presidenti delle Camere, e verranno notificate ai delegati dei dieci Consigli Regionali proponenti.

L'ultimo scoglio da superare sarà l'esame di legittimità costituzionale della Suprema Corte che si pronuncerà entro febbraio 2016.

I sei "SI'" giungono a coronamento di una lunga fase di impegno per la formulazione dei quesiti e della pressione democratica dal basso esercitata da oltre 200 associazioni italiane. L’abnegazione ed il merito della proposta complessiva hanno consentito di intercettare prima l’unanime consenso della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee elettive regionali e, successivamente, lo storico risultato delle 10 delibere di richiesta referendaria, da parte di altrettanti Consigli regionali.

Compiuto questo nuovo passo, è giunto dunque il momento di consolidare il risultato ottenuto preparandosi alla costruzione di un sistema di alleanze -il più ampio e trasversale possibile- e di un percorso organizzativo che consenta di portare al voto la maggioranza degli aventi diritto, senza mediazioni con il Governo su un referendum che ha un obiettivo molto chiaro e non emendabile, se non a rischio di stravolgerne e affievolirne senso e scopo.

La via referendaria è l'unica che possa raggiungere nel breve termine l'obiettivo sia di fermare nuovi progetti petroliferi sia di contenere e ridimensionare il ruolo delle energie fossili nel mix energetico nazionale. 

Ma anche qualora le richieste di modifica normativa in senso No Triv venissero avanzate in buona fede, bisognerebbe tener conto della maggiore efficacia del referendum rispetto a quella, più limitata, dell'abrogazione per via legislativa. I divieti introdotti dal Decreto Prestigiacomo non furono forse rimossi per numerosi progetti petroliferi in mare proprio dall'art. 35 comma 1 del Decreto Sviluppo?

Quindi, non si persegua la strada della modifica per via legislativa delle norme che, per mezzo del referendum abrogativo, è invece possibile cancellare stabilmente dall'ordinamento.
Il Referendum non è nella disponibilità del Governo.

L'Assemblea "Verso il Referendum" dell'8 novembre scorso, rappresentativa delle associazioni vere promotrici del Referendum, ha stabilito in modo unitario ed inequivocabile che nessuno è legittimato a "mediare" o a dialogare con un Governo che più di ogni altro ha dimostrato fredda determinazione nel portare a compimento il contenuto fossile della Strategia Energetica Nazionale e che si appresta ad assestare un colpo mortale al coinvolgimento delle comunità locali e delle Regioni nelle scelte strategiche che determinano il futuro dei territori e del Paese.

Il Referendum è di tutti e ciò significa che nessuno può disporne oltre la Corte Costituzionale e, ovviamente, i Cittadini.

Prossima tappa intermedia sarà l'incontro a Roma, il 9 dicembre prossimo, tra i delegati delle Assemblee delle dieci Regioni che hanno deliberato la richiesta di referendum ed i rappresentanti delle associazioni promotrici del Referendum: in quella sede verranno messi a fuoco i principali aspetti organizzativi e discusse le prime soluzioni che dovranno portarci al voto di primavera.

La strada è tracciata. Adesso tocca percorrerla tutti assieme per arrivare al risultato per anni inseguito: liberare il mare e la terraferma da nuove trivelle ed aprire la strada ad una nuova politica energetica, economica ed ambientale. 

Roma, 28 novembre 2015

Coordinamento Nazionale No Triv

domenica 22 novembre 2015

aderiamo alla MARCIA GLOBALE PER IL CLIMA A ROMA 29 NOV 2015


 IL COORDINAMENTO NOTRIV SICILIA SUD ORIENTALE 
 aderisce alla MARCIA PER IL CLIMA 
ROMA   il 29 NOVEMBRE 2015


Quando: Domenica 29 Novembre, dalle ore 14
Dove: Fori Imperiali (Largo Corrado Ricci), Roma
Cosa: sarà una grande festa con musica, laboratori, marce, uno spazio aperto per tutti i movimenti sociali e singoli cittadini grandi e piccoli che vorranno far sentire la propria voce e il proprio impegno a favore del clima. A breve tutti i dettagli sull’evento.
Il 29 novembre a Roma, in contemporanea con tante altre città del mondo, ci mobiliteremo contro il cambiamento climatico e le politiche economiche e sociali che lo hanno prodotto. Con una grande marcia e un concerto per il clima.
Partenza alle 14.00 da Piazza Farnese. Arrivo e concerto in via dei Fori imperiali.
Chiediamo ai nostri governanti – che saranno alla Conferenza sul Clima di Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre – un accordo vincolante per la riduzione dei gas serra e per rafforzare i territori più vulnerabili, che garantisca la tutela del pianeta dall’innalzamento della temperatura globale e giustizia climatica per tutti.
Mobilitati anche tu! Partecipa alla costruzione di iniziative verso la #ClimateMarch del 29 novembre. Vieni a Roma, coinvolgi i tuoi amici, familiari, conoscenti. Lottiamo insieme contro il cambiamento climatico che sta mettendo a rischio la vita delle persone e dei territori. Partecipa alla Marcia Globale per il Clima – Roma!
se vuoi aderire anche tu  clicca qua  

martedì 17 novembre 2015

L'ISIS E LA RISORSA ( STRATEGICA) DEL PETROLIO

Attentati Parigi, l’Isis e la risorsa (strategica) del petrolio


Fisico, docente universitario, attivista ambientale
Fiorino Metano è tuo a solo 99 € al mese con le bombole in regalo. Scopri di più
Fiorino Metano
Per te un buono acquisto da 120 €. Zero Canone su conto e carte e un'App evoluta
Apri subito Conto Webank
estrazione-petrolio-675
A differenza di Al-Quaeda che finanziava le proprie operazioni con donazioni di ricchi fanatici, l’Isis è capace di produrre petrolio da sé, di vendere le sue risorse e di guadagnarci anche 50 milioni di dollari al mese. Ci sono via vai di migliaia di camion al giorno, il cui valore può anche arrivare a 10mila dollari ciascuno. Dai campi della Siriae dell’Iraq vengono pompati circa 40mila barili al giorno, poi venduti fra i venti e i quarantacinque dollari sul mercato interno e tramite contrabbando. Una “Bonanza” petrolifera per controllare e gestire il Califfato.
L’Occidente sa dei depositi e delle operazioni petrolifere dell’Isis ma il timore è sempre stato di causare troppe vittime civili nei bombardamenti. Gli eventi di Parigi hanno ovviamente cambiato tutto, e in questi giorni si inaugura l’operazione Tidal Wave II. La Tidal Wave I era la missione della seconda guerra mondiale in cui furono colpiti i depositi petroliferi tedeschi in Romania per indebolire i nazisti. Prima degli attacchi, oggi come settant’anni fa, la popolazione è stata avvertita con appositi volantini dal cielo.
Ad oggi, novembre 2015, l’Isis controlla buona parte del territorio siriano e iracheno, con circa 10 milioni di persone sottomesse.  Il modo in cui l’Isis gestisce il cosiddetto Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi è di dare abbastanza “autonomia” alle comunità locali tramite governatori regionali, detti walis, che devono seguire le linee generali decise dalla “shura”, una specie di gruppo di consiglieri a livello centrale dell’Isis.
Tre cose sono gestite dall’alto: il petrolio, le strategie per le attività sui social media e le operazioni militari. Le cose più importanti per loro sono i soldi, la propaganda e le azioni di guerra.  E i soldi sono il petrolio. Anzi, con il petrolio sono bene organizzati e sempre più sofisticati perché sanno che tutto dipende dai barili che pompano da sottoterra. Gestiscono le riserve che hanno con apposite selezioni del personale, stipendi elevati, di anche mille dollari al mese, e dando priorità a tutti quelli che hanno già esperienza nelle operazioni petrolifere in altri parti del mondo non-Isis. Usano Whatsapp e derivati per contrattare con possibili neo-assunti e per convincerli a trasferirsi nello splendente Califfato.
Fino a poco tempo fa, le operazioni petrolifere dell’Isis erano gestite da Abu Sayyaf, un tunisino. E’ stato ucciso lo scorso maggio. La sua morte ha portato al sequestro di una enormità di documenti in cui traspare che la produzione e la vendita da ogni pozzo era registrata, e le vendite gestite in modo da ottimizzare i profitti. C’è pure un sistema di tassazione sui residenti. I ricavati vengono gestiti dalla polizia segreta dell’Isis, l’Amniyat, che punisce crudelmente chi abusa dei fondi.
In totale lo Stato Islamico gestisce più  di 250 pozzi in Siria con circa 1300 addetti, fra ingegneri ed operai. Hanno una rete di piccole raffinerie e pure una distribuzione organizzata su gomma.  Non si sa esattamente quanti pozzi gestiscano in Iraq, ma si stima che siano centinaia.  Si possono dire tante cose sull’Isis, ma una cosa secondo me è vera: hanno idee e strategie malate, ma chiare.
Dall’inizio hanno capito che il petrolio era importante per loro. Nel 2013 occupavano la parte occidentale del Paese, ma l’hanno abbandonata subito dirigendosi verso la parte orientale molto più ricca di greggio, e avendo come obiettivo primario quello di controllarne i giacimenti. Dai pozzi e dalle raffinerie si è passati a un controllo più radicale del territorio della Siria orientale. Da lì sono arrivati a Mosul, nel nord dell’Iraq, conquistata nel 2014. In quella occasione Abu Bakr al-Baghdadi, in un discorso chiese a tutti gli interessati di venire o tornare in Medio oriente a combattere per l’Isis ma che venissero anche ingegneri, dottori e persone altamente specializzate per aiutarli a gestire il petrolio.
A chi lo vendono questo petrolio? Non possono certo esportare direttamente sul mercato straniero, ma il petrolio viene venduto alle comunità sottomesse per fornire loro servizi indispensabili.  La città di Mosul, per esempio, ha 2milioni di abitanti e tutto il mercato della benzina e del diesel è nelle mani dell’Isis.
La cosa più triste è che pure i ribelli anti-Isis comprano la benzina dall’Isis. La gente dice di non avere altre alternative. Ospedali, negozi, trattori e pure i macchinari per tirar fuori i feriti dalle macerie dalle bombe sono alimentati dal petrolio e dal diesel dell’Isis.
Ovviamente c’è poi il contrabbando che passa principalmente dallaTurchia. Da qui il petrolio riesce ad arrivare su mercati più distanti, più legali. A volte usano le donne come corrieri perché si pensa che destino meno sospetti nella polizia.  Si vede che quando serve, c’è la parità dei sessi e alle donne possono essere affidati ruoli importanti, eh?  Di fronte a tutto questo sfacelo, mi chiedo come sarebbero le nostre vite se invece che a petrolio le nostre società  andassero a sole, a vento e a buonsenso.

sabato 14 novembre 2015

comunicato stampa sull'ASSEMBLRA NOTRIV a Roma dell'8 nov 2015

Comunicato Stampa
AL VIA LE ATTIVITA’ DEL COSTITUENDO
COMITATO REFERENDARIO NASCENTE
DALL’ASSEMBLEA NAZIONALE “VERSO IL REFERENDUM NO TRIV”
Domenica 8 novembre si è chiusa con una straordinaria partecipazione civica, associativa e movimentista e con la definizione delle iniziali attività operative del costituendo comitato referendario a sostegno della futura campagna, il primo appuntamento assembleare italiano convocato dal Coordinamento nazionale No Triv e dalle centinaia di organizzazioni aderenti alla iniziativa, dopo il deposito in Cassazione dei quesiti referendari abrogativi contro le trivellazioni in mare e su terraferma. 
Presso i locali dell’Ex Snia, al Parco delle Energie di Roma, l’assemblea ha dato il via ad un lavoro preparatorio teso alla costituzione di una organizzazione coordinata e democratica tra associazioni nazionali e locali, movimenti e comitati che sia espressione ampia della società civile e che articoli e condivida azioni comuni a sostegno della prossima “campagna” nazionale.  
In attesa dei pronunciamenti della Corte di Cassazione e della Consulta sui sei quesiti promossi dalle centinaia di realtà associative, che hanno raggiunto il placet unanime della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee elettive regionali a settembre, ed a cui hanno fatto seguito le dieci delibere per il referendum da parte di altrettante regioni, il costituendo comitato referendario ha riaffermando la necessità primaria di creare una ampia rete sociale partecipata e trasversale che conduca l’iniziativa, pianificando sin a da subito le prime strategie comuni.
Fondamentale sarà tenere sempre presente che l’unione delle tante lotte territoriali, la connessione con le organizzazioni impegnate nelle campagne referendarie di prossima definizione - a partire da quella per il “No”al referendum confermativo sulla Riforma Costituzionale – il funzionale rapporto con le organizzazioni politiche e sindacali sostenitrici, con i Delegati regionali e con la Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali e delle Provincie autonome, rappresentano canali di relazione attorno ai quali muovere per la costruzione di un percorso unitario, democratico, partecipato e vincente, finalizzato al raggiungimento del quorum ed al successo del “Sì” alle abrogazioni proposte.
 
Ampio spazio durante la mattinata è stato dedicato alle relazioni degli intervenuti, ai quali si sono alternati gli interventi di organizzazioni sociali e politiche a sostegno dell’iniziativa. 
Ai rappresentanti del Coordinamento nazionale No Triv, di WWF, Legambiente, hanno fatto seguito nelle relazioni esponenti del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, di Pancho Pardi per il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, di Marco Furfaro (SEL), Gianni Girotti (Movimento 5 Stelle), Alfonso Pecoraro Scanio (Fondazione Univerde), Piero Lacorazza (PD e Presidente del Consiglio regionale Basilicata), Annalisa Corrado (per Green Italia e Possibile), Stefano Fassina (Sinistra Italiana), Maurizio Marcelli (FIOM) nonché di rappresentanti dell’universo associativo e movimentista italiano, da Marica Di Pierri (A Sud) a Stefano Iannillo (Rete per la Conoscenza), ai portavoce dei tanti comitati territoriali presenti da ogni regione italiana. Ai lavori ha preso parte anche Andrea Boraschi per Greenpeace.  
Nella sessione pomeridiana, dedicata alla plenaria per l’elaborazione di proposte organizzative ed operative, si è predisposta una prima sintesi esecutiva che consentirà di procedere immediatamente e con passi sostanziali alle nuove iniziative pianificate verso il referendum: un referendum che è di tutti i cittadini italiani e col quale affermare l’opposizione convinta alle politiche energetiche fossili.
Un collegamento con la mobilitazione italiana per il clima e l’adesione alla marcia prevista a Roma il prossimo 29 novembre, in vista della COP21 di Parigi, rappresentano in questo senso un momento di coesione e di attenzione collettiva sul più ampio tema dei cambiamenti climatici.  
La prossima convocazione di assemblee territoriali “Verso il referendum No Triv” e la declinazione nei diversi contesti regionali di una rete che coinvolga tutti i soggetti interessati alla costruzione di un percorso partecipato e trasversale, saranno passaggi essenziali per dare diffusione al processo collettivo avviato e precederà una nuova assemblea nazionale prevista per la prima metà di dicembre 2015.
Il Referendum è di tutti !!!
Roma, 9 novembre 2015
L’Assemblea “Verso il Referendum No Triv”
CONTATTI:

domenica 11 ottobre 2015

Inquietante e articolato "Reportage dal Val di Noto" di Francesco Midolo

 
 Un bel reportage del giornalista Francesco Midolo mette in allarme un intero territorio che sta puntando tutto sul Turismo culturale e l'Agricoltura di qualità tutte cose in contrasto con le ricerche petrolifere e di gas.
 * A proposito dell'On Marziano intervistato nel Reportage odierno vi ricordiamo di guardare sempre una sua intervista di qualche tempo fa in cui diceva cose diametralmente opposte a quelle che dichiara oggi anche in questo articolo che se sono vere le sue preoccupazioni di allora non c'è da stare sereni sul suo operato di oggi: ecco l'intervista: https://www.youtube.com/watch?v=3QoR70jKKh8
 
 

...oh Renzi Renzi...dove ti sei cacciato!