Di queste ditte, la Gas Plus è italiana e deteneva la concessione al 65%, la Medoilgas inglese la controllava al 25% e la canadese Petrorep al 10%. La quota della Medoilgas è stata poi ceduta alla canadese Canoel quando la Medoilgas ha avuto problemi di liquidità e ha dovuto cedere le sue concessioni “non strategiche”: 13 in tutta Italia. Vennero vendute a cento euro l’una (si 100 euro!) e in più consegnò 1.25 milioni di dollari alla Canoel per le future spese di ripristino ambientale. Come dire, lo sapevano anche loro che inquinavano.
Colle dei Nidi era una delle tredici e interessava le città di Sant’Omero, Nereto, Corropoli, Tortoreto, Torano Nuovo e Controguerra, fra Teramo e Ascoli Piceno. Ci sono li colline coltivate a vigneti di Montepulciano, siamo vicini al mare, è una zona paesaggisticamente bella. Se ne è parlato per tanti anni: io stessa ho partecipato a vari dibattiti ed incontri sul tema per sensibilizzare le popolazioni già dal 2008, quando di petrolio non si parlava ancora poi tanto.
Per Colle dei Nidi il conferimento del titolo fu annunciato nel luglio 2013 da Franco Terlizese: si approvava  un pozzo esplorativo di 3500 metri da perforare entro 36 mesi e per cui le ditte proponenti  pagato allo stato 5 euro al chilometro quadrato per un totale di circa 400 euro annui, visto che la concessione è di 83 chilometri quadrati.
400 euro all’anno – una mamma dal cielo, in tempo di crisi, eh?
Si è poi susseguito un intenso processo giuridico in cui tre comuni hanno fatto ricorso al Tar: Bellante, Campli e Mosciano Sant’Angelo assistiti dal prof. Enzo Di Salvatore e dall’avvocato Paolo Colasante. Alla fine il decreto del Tar il giorno 28 Gennaio 2015: Colle dei Nidi viene bocciato per “non aver consentito alle amministrazioni locali di partecipare al procedimento”.
Questa notizia è magnifica e a me lascia sperare, non solo per Colle dei Nidi, e per quello che significherà per il Teramano, quanto per la coscienza che diventa sempre più diffusa che le popolazioni locali hanno il sacrosanto diritto di poter dire la loro sulle concessioni petrolifere – e su tutte le altre opere di alto impatto ambientale – sul propri territorio. Spero che il messaggio arrivi forte anche al governo Renzi ed al suo scellerato Sblocca Italia: non è democratico escludere la popolazione dai processi decisionali e accentrare tutto a Roma è sbagliato e controproducente.
E quindi, si torna sempre al cuore della questione: i petrolieri non riescono a spuntala se la democrazia è sana, se i processi decisionali funzionano e sopratutto se la gente è bene informata delle conseguenze di ciò che gli si vorrebbe propinare e dell’enorme potere che ha come collettività. Scivere osservazioni serve, protestare serve, conoscere i propri diritti serve. Non avere paura serve.